L’ITALIA è interessata da una forte epidemia di morbillo!

Gianluca Bruno, Corrado Crocetta  

Le cause sono legate prevalentemente alle lacune nella vaccinazione della popolazione.

 

Nei primi due mesi del 2017 i casi segnalati sono stati 692 mentre nel solo mese i febbraio sono stati ben 425. La distribuzione territoriale di questi casi non è omogenea visto che l’84,0% delle segnalazioni ha interessato le regioni: Piemonte, Lombardia, Lazio e Toscana.

Da gennaio 2017, il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore della Sanità pubblicano un bollettino settimanale sotto forma di infografica che sintetizza la distribuzione dei casi segnalati al Sistema di Sorveglianza Integrata Morbillo e Rosolia, distinguendo per Regione, per fascia di età e stato vaccinale.

 

Dal 1 gennaio al 26 marzo 2017:

  • sono stati segnalati 1010 casi di morbillo
  • il 90% dei casi era non vaccinato
  • la maggior parte dei casi è stata segnalata in persone di età maggiore o uguale a 15 anni (57% nella fascia 15-39 anni e 17% negli adulti >39 anni), con un’età mediana dei casi pari a 27 anni
  • il 26% dei casi è stato segnalato in bambini nella fascia di età 0-14 anni; di questi, 50 avevano meno di un anno di età
  • sono stati segnalati 113 casi tra operatori sanitari.

Eppure il 2015, secondo quanto previsto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), avrebbe dovuto essere l’anno in cui festeggiare la vittoria definitiva contro questa mattina che in passato ha decimato intere popolazioni. L’OMS consiglia un tasso di vaccinazione del 95% tra i nuovi nati ma questo obiettivo è largamente disatteso.

Molti dei casi segnalati si riferiscono a persone adulte che in passato non sono state sottoposte a vaccinazione, ma in alcuni casi, le vittime sono dei bambini i cui genitori hanno deciso di non far vaccinare i loro figli a causa di pregiudizi e false leggende.

In Italia molti genitori si limitano a far effettuare solo le vaccinazioni obbligatorie contro difterite, tetano, poliomielite ed epatite B mentre trascurano quella contro il morbillo e la pertosse che pure fanno danni gravissimi.

Le vaccinazioni a vaste porzioni di popolazione vanno presentate come un’opportunità, evitando di farle divenire un obbligo, per evitare il naturale rifiuto derivante da una imposizione relativa ad un aspetto molto delicato, quale la libertà di scegliere in merito alla propria salute.

Ma tale decisione finisce, poi, con il compromettere la sicurezza collettiva, visto che nelle popolazioni con bassi tassi di vaccinazione il rischio di contagio è molto alto. In Italia ogni anno si registrano oltre 2mila casi di morbillo, che nei casi più gravi danno luogo a complicanze che possono portare alla morte o a esiti invalidanti molto gravi. I pediatri che ogni giorno vedono gli esiti devastanti della malattia dovrebbero usare tutta la loro autorevolezza nel consigliare i genitori spiegando che è importante vaccinare i bambini, comparando i rischi derivanti dalla mancata vaccinazioni, con quelli derivanti da effetti indesiderati del trattamento. Per migliorare la copertura  vaccinale degli adulti sarebbe molto utile prevedere la somministrazione direttamente nei luoghi di lavoro o nelle farmacie, ma per far questo, servirebbero delle norme ad hoc e delle campagne di sensibilizzazione mirate.
Infografica vaccini

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