Gli effetti del Covid-19 sul nostro paese e le possibili condizioni per il rilancio dell’economia

Logo sede di Confindustria, Roma 5 maggio 2017. ANSA/GIUSEPPE LAMI

Paola Perchinunno – Università degli Studi di Bari Aldo Moro

L’ultimo Rapporto del Centro Studi Confindustria “Le previsioni per l’Italia. quali condizioni per la tenuta ed il rilancio dell’economia?” traccia una analisi dei possibili effetti del Covid 19 sulla futura situazione economica del Paese.

In primo luogo partiamo dal presupposto che “la salute è il bene primario” e se pur il carattere umanitario dell’epidemia resta l’aspetto più urgente da trattare, purtroppo non è l’unico.
Le misure restrittive volte al contenimento del virus generano, infatti, un effetto economico negativo sia attraverso la chiusura di attività commerciali e i cambiamenti nelle decisioni di spesa delle famiglie, sia attraverso il blocco di alcune attività industriali, con interruzioni anche nelle catene globali del valore.
Non è facile quantificare gli effetti di tali misure sul sistema economico italiano in quanto esse dipenderanno da una serie di fattori come ad esempio la durata, la diffusione del contagio nel contesto territoriale e la rigidità nell’attuazione delle misure di contenimento negli altri paesi, soprattutto quelli legati da rapporti commerciali con il nostro.

Gli effetti negativi sul sistema economico si propagano attraverso un doppio shock, della domanda (riduzione dei consumi delle famiglie, calo dei flussi turistici, diminuzione della domanda estera) e dell’offerta (chiusura delle attività, mancanza di beni intermedi di produzione) che si propaga in tutti i settori produttivi (commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli, trasporto terrestre, marittimo e aereo, servizi di alloggio e di ristorazione, attività immobiliari e attività artistiche, di intrattenimento e divertimento).
Questi comparti hanno un peso sul valore aggiunto nazionale poco inferiore al 14% (dati 2017).

Per stimare questi effetti è stato utilizzato un modello basato sulle tavole input-output, che offrono una fotografia della struttura produttiva nazionale in un determinato anno.
Secondo le stime Confcommercio, tenuto conto dell’effetto indiretto – generato negli altri settori ai quali i comparti considerati sono strettamente connessi – per ogni euro di domanda in meno nei settori indicati, considerati complessivamente, la diminuzione del valore aggiunto nazionale, quindi del PIL, è pari a 1,15 euro. Di questi 15 centesimi aggiuntivi, circa un terzo ricadono nel comparto industriale (0,05).
L’impatto nell’industria, naturalmente, è ovviamente diversificato tra settori.

Il CSC invece stima un PIL italiano in profondo calo nel 2020 (-6,0%) e in parziale recupero nel 2021 (+3,5%; Tabella 1 allegata). La dinamica di quest’anno è nettamente inferiore rispetto a quella prevista nel precedente rapporto di previsione (ottobre 2019), quando si stimava un PIL appena sopra lo zero.

Tab 1 Le previsioni del CSC per l’Italia (Variazioni %)

Tab 1 Le previsioni del CSC per l’Italia (Variazioni %)

Confindustria ha, inoltre, condotto un’indagine tramite un questionario online per ascoltare le imprese italiane (associate e non) e capire quali fossero i primi impatti sull’attività economica e produttiva. I risultati del questionario compilato da 6000 imprese non sono da considerarsi statisticamente rappresentativi dell’intera economia italiana, ma sono comunque importanti per comprendere il primo impatto dell’emergenza per le imprese.

Dall’analisi dei risultati si evince che il 67% dei rispondenti ha registrato impatti sulla propria attività a causa della diffusione del COVID-19 in Italia. La percezione è stata più alta della media in Lombardia e Veneto, dove si è attestata intorno al 71%. L’impatto è risultato pervasivo per le attività di alloggio e ristorazione, dove il 98,8% dei rispondenti ha segnalato di aver subito effetti negativi, nonché per tutte le attività legate ai servizi di trasporto. Per la manifattura, il 62% delle imprese intervistate ravvisa degli effetti negativi; prevale soprattutto un effetto di rallentamento della domanda, piuttosto che di impatto sulle filiere.

Come riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità l’11 marzo, l’epidemia COVID-19 è diventata una pandemia mondiale, presente in 176 paesi (dati aggiornati al 27 marzo). La risposta all’emergenza connessa alla diffusione del virus, per limitare il suo impatto negativo sul sistema economico, deve consistere in un intervento rapido e mirato che garantisca liquidità alle imprese che devono far fronte a interruzioni della produzione e della loro catena di approvvigionamento e a quelle che si trovano ad affrontare un repentino calo della domanda. Ciò costituisce una sfida duplice per l’Europa: quella di trovare strumenti adeguati per far fronte rapidamente alla carenza di flussi di cassa a livello aziendale e trovare un modo per incanalare fondi verso le persone, le imprese e le banche. La tenuta del tessuto produttivo è cruciale: le imprese, con chi vi lavora, sono il patrimonio vero dell’Europa e dell’Italia e quindi servono iniziative immediate su scala nazionale ed europea.

Facebooktwitterlinkedinmail