Il passaggio dal censimento tradizionale a quello basato su dati amministrativi

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Marco Fortini

La costante diminuzione dei tassi di risposta, i costi elevati e l’ impegno organizzativo, uniti a dati con cadenza solo decennale diffusi anni dopo la data di riferimento spingono sempre più Paesi a ripensare il censimento. La grande mole di dati amministrati oggi disponibili su persone fisiche e giuridiche offre un aiuto in questo senso.

Il censimento italiano del 2011 è stato già un passo verso l’uso di fonti amministrative con un uso delle anagrafi per il contatto delle famiglie che ha permesso sostanziali risparmi e razionalizzazioni, senza comportare cadute di copertura e qualità dei dati.

In ambito europeo i Paesi scandinavi hanno completato la transizione verso il censimento basato su archivi, iniziata in Danimarca negli anni 60 e conclusa dalla Svezia in occasione dell’ultimo censimento. Altri Paesi, come Olanda, Austria, Slovenia, Germania e Spagna adottano strategie miste con uso combinato di dati amministrativi e indagini statistiche, mentre in Regno Unito si sta studiando una transizione dopo il 2021.

In Italia le anagrafi comunali, presto sostituite dall’anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR), sono la base per il conteggio della popolazione. Ad essa vanno però associate altre fonti per superarne le ben note carenze informative su alcune tematiche e gli errori di copertura che causano il conteggio della popolazione de iure piuttosto che a quella de facto.

Le fonti su lavoro e istruzione, i dati fiscali e previdenziali, i permessi di soggiorno per i cittadini stranieri e i dati dalle anagrafi consolari sugli italiani all’estero sono già oggi disponibili a supporto. Tuttavia, varietà nei formati e nelle sottopopolazioni coperte, errori di copertura, incoerenze tra dati di stock (popolazioni) e di flusso (nati, morti e migrazioni), tempi di acquisizione dei dati non uniformi tra loro e assenza di riferimenti diretti alla dimora degli individui imporranno il ricorso anche ad indagini campionarie correnti e apposite indagini di controllo della qualità per restituire coerenza complessiva al sistema. Si tratta di una sfida epocale sul piano delle metodologie per l’integrazione dei dati con l’obiettivo di aumentare la frequenza e la tempestività nella diffusione dei risultati, riducendo i costi e garantendo una qualità almeno comparabile a quella propria del censimento tradizionale.

Riferimenti bibliografici

UNECE, 2007; Register-based statistics in the Nordic countries. Review of best practices with focus on population and social statistics, United Nations, Geneva.

Schulte Nordholt, E., 2007. The Dutch Virtual Census: Combining data from registers and sample surveys, Eustat, Vitoria-Gasteiz, 2007, (http://www.eustat.eus/prodserv/vol47_i.html)

Teijeiro Breijo C., Vega Valle J. L., Martínez Vidal M. A.,   2012, “A general approach to the importance and use of registers in the Spanish Census”, Conference of European Statisticians, UNECE-Eurostat Expert Group Meeting on Censuses Using Registers, Geneva, 22-23 May 2012, Working paper No. 4, pp. 1-9. (https://www.unece.org/fileadmin/DAM/stats/documents/ece/ces/2012/36-A_general_approach_to_the_use_and_importance_of_registers_in_the_Spanish_census.pdf)

Istat, 2015; The combined use of multiple data sources in the population census; UNECE Conference of European Statisticians, Group of Experts on Population and Housing Censuses, 30 September – 2 October 2015, Geneva (http://www.unece.org/fileadmin/DAM/stats/documents/ece/ces/ge.41/2015/mtg1/CES_GE.41_2015_7-Istat_rev.pdf)

[1] Le opinioni espresse in questo testo sono responsabilità dell’autore e non necessariamente esprimono quelle dell’Istat

 

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