Alcune considerazioni su scuola, curriculum e realtà internazionale.

Angela Paladino
consulente HR, Chief Scientific Manager Yieschool scuola bilingue.

Tradizione e innovazione. Modelli educativi in evoluzione Scuola tradizionale o scuole innovative? Curriculum italiano o internazionale? All’estero fanno sempre tutti meglio? Qualche considerazione generale.

Il dibattito è continuo e piuttosto acceso. Nonostante la Scuola non occupi i primissimi posti delle agende
politiche, il tema dell’innovazione a Scuola è molto aperto e sentito. Quasi ogni settimana i media danno in
pasto all’opinione pubblica dati spesso assolutamente parziali che metterebbero in luce le carenze del
sistema e i soliti ritardi del Bel Paese, o anche autorevoli e tormentati esponenti della cultura si levano a
difesa della tradizione sottolineando la bontà di alcuni nostri pilastri educativi. Dove sta il “busillis”? Forse,
come per quasi qualsiasi problema, dipende da che punto di vista si guarda. Ad oggi, sembra che il sistema
della pubblica istruzione, piuttosto tradizionale e tradizionalista, basi i suoi programmi e progetti educativi
più innovativi sul buon senso di dirigenti e insegnanti illuminati, mentre il sistema privato, che pure è fiorente
e vivace, cerca di fare innovazione accogliendo stimoli e progetti di solito provenienti dall’estero, dove, come
sempre, sembra che si faccia tutto meglio.
Proviamo a considerare alcuni dati di fatto. La scuola pubblica è un sistema di per sé conservativo, sia per il
fatto che l’innovazione è costosa e spesso i budget sono limitati, sia perché gli insegnanti, sono comunque
tendenzialmente portati a riprodurre lo schema che funziona da sempre sullo svolgimento del programmi.
Quindi, lo svolgimento dei programmi sembra essere l’obiettivo principale. Da cui non si può prescindere
perché è un obiettivo oggettivo.
D’altra parte, il sistema privato ha budget certamente di maggiore ampiezza, ma si trova nelle condizioni di
proporre continuamente innovazione per risultare attrattivo. E’ un fatto che le famiglie italiane stanno
aumentando la loro volontà di spesa verso l’istruzione, cosa storicamente piuttosto nuova, anche spinti dalla
necessità, oltre che dalla volontà, di garantire alla progenie migliori opportunità per il futuro. In un mondo in
cui la competizione aumenta quotidianamente, certamente avere più “frecce al proprio arco” rappresenta
un vantaggio indiscusso.
Inglese e digitale. Ecco le parole magiche che animano quasi qualsiasi open day e pongono i genitori di fronte
a scelte difficili. Cosa è meglio? Come è meglio? Quanto è meglio?
Difficile in termini assoluti rispondere a codesti quesiti. Forse, in senso più filosofico si potrebbe eccepire
sull’uso del concetto di meglio senza un adeguato termine di paragone. O si potrebbe forse avventurarsi ad
immaginare il mondo ideale dove meglio è non un assoluto, ma un relativo a ciascun essere. Meglio per chi
quindi? Per il bambino persona che diventa adulto persona!
Quindi, questo che significa? Significa banalmente che nella scelta di qualsivoglia sistema educativo non si
dovrebbe mai prescindere da due elementi: il potenziale che si intravede nel piccolo discente e il modello
pedagogico che la scuola propone. Modello pedagogico e cioè tecnico, relativo allo sviluppo della persona
nella sua interezza, che rispetta le tappe evolutive del cervello e non solo del cervello cognitivo, ma del
cervello emozionale e del cervello sociale! In una parola, dove il modello educativo guida e non dove guida il
business o la moda. E dove si ponga un’attenzione particolare allo sviluppo delle capacità o abilità personali,
le tanto menzionate “soft skills” e prime tra tutte, abilità sociali fondamentali, quali il lavoro di gruppo e il
rispetto delle regole.
A volte, il Bel Paese ha questo vantaggio…che arrivando dopo, non solo osserva gli altri, ma magari non ne
riproduce errori!

 

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