Non Profit e crisi economica

Marilene Lorizio e Antonia Rosa Gurrieri

 

  1. No profit: orientamenti teorici e storici

Dopo la crisi del 2008 il welfare risulta ridimensionato, favorendo un ruolo surrogato del non profit. In questo lavoro si cerca di individuare un diverso ruolo che le ONP potrebbero ricoprire e una diversa modalità di gestione delle stesse che ne confermi la rilevanza strutturale nell’attuale scenario economico.

Le principali teorie economiche delle organizzazioni non profit sono:

  • Teorie del fallimento (Weisbrod, 1977). Basate sull’ipotesi che i beni forniti dallo Stato sono in genere destinati al ceto medio, in grado di pagarne la fornitura, mentre i più poveri si rivolgono ad organizzazioni alternative.
  • Teorie della fiducia (Casey, 2015). I produttori, alla ricerca del massimo profitto, potrebbero non fornire un servizio di qualità, ciò che le ONP evitano grazie al vincolo di non distribuzione del profitto.
  • Teorie dell’interdipendenza. Anche le ONP in mancanza dei risultati previsti presentano problemi di particolarismo, insufficienza, paternalismo e scarsa efficienza.

Nell’UE in precedenza le ONP erano impegnate soprattutto nei servizi agli immigrati (Chowdhury, 2015). Carella et al. (2007) hanno studiato la relazione tra  immigrati e settore NP in Italia e Spagna. Mason e Fiocco (2016) hanno verificato negli USA che le risposte positive delle ONP alla migrazione sono basate sulla creazione di capacità organizzative.

 

  1. Le caratteristiche del terzo settore

Alcune ipotesi teoriche considerano il settore NP legato da rapporti di sussidiarietà con quello pubblico, rispetto a cui sarebbero invece, autonome e/o antagoniste. Si dibatte sull’opportunità di istituzionalizzare e burocratizzare il NP o valorizzare il suo ruolo da catalizzatore nella composizione delle riforme dal basso. Il terzo settore produce ricchezza meta-economica di difficile contabilizzazione e utilizza abilità, tempo e risorse, che altrimenti non verrebbero impiegate né dalla pubblica amministrazione né delle imprese private.

Le ONP hanno dovuto coprire le aree di disagio emerse a seguito della crisi e affrontare la difficoltà di effettuare interventi in ambiti come le migrazioni in cui prima la delega dello stato al terzo settore esplicita o implicita sembrava totale. Si è creata un’alternativa inquietante tra lo stato sociale e lo Stato. Alcune attribuzioni dello stato sociale sono realizzabili sul mercato, mentre quelle legate al disagio risultano meglio eseguite da istituzioni private, che si integrano così al settore pubblico.

 

  1. Evoluzione del ruolo e della gestione del settore non profit

Circa 6,3 milioni di volontari italiani (Istat 2018), equivalgono al lavoro di circa 1.000 lavoratori dipendenti, cui si aggiunge il personale retribuito delle ONP. Aggregando il valore economico stimato del volontariato alle entrate delle ONP, si ottiene il valore economico del settore, pari al 4% del PIL. Le ONP hanno risposto al tracollo dei finanziamenti pubblici puntando alla sostenibilità economica, ricorrendo al marketing, utilizzando le risorse in modo efficiente praticando il fund raising e compensando in parte la scarsità delle risorse pubbliche. La cultura d’impresa e l’accountability sono strategiche poiché la credibilità legittima l’attività di raccolta fondi e rappresenta una fonte di business. Nel post-crisi le ONP potrebbero fungere da ammortizzatore sociale limitando la disoccupazione e la stagnazione dei consumi in una ottica solidale fungendo da raccordo tra capitale privato ed imprenditorialità sociale. Quest’ultima nelle ONP è poco gerarchica e molto condivisa con un forte orientamento altruistico; una rilevanza strategica rivestono i manager delle ONP, le cui competenze invece che per massimizzare il profitto, vengono impiegate nel sostegno dei soggetti più deboli.

Una crescita economica e sociale  necessita dello Stato e del mercato, di beni pubblici e privati, e di un settore produttore di beni relazionali che favorisca una economia sociale di mercato, frutto di competizione e cooperazione. Il modello finale è quello di un’economia incentrata sulla persona e in cui mercato, politica, profitti e capitali sono strategici per gli scambi e la solidarietà.

 

 

Bibliografia

Carella M, Gurrieri AR, Lorizio M. (2007). The role of non-profit organisations in migration policies: Spain and Italy compared. J Socio-Econ 36:914–931.

Casey, J. (2015). The Nonprofit World. Civil Society and the Rise of the Nonprofit Sector. Lynne Rienner Publishers.

Chowdhury, R. (2015). Using interactive planning to create a child protection framework in an NGO setting. Syst Pract Action Res 28(6):547–574.

Weisbrod, B. A. (1977). The Voluntary Nonprofit Sector. Lexington, MA, USA: Lexington Books.

[1] Lo studio è frutto di un lavoro comune. Tuttavia, M. lorizio ha curato i par. 1 e A.R. Gurrieri ha curato i par.2 e 3.

 

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