Il Sentiment degli Italiani al Tempo del Coronavirus- Istinto di sopravvivenza o incoscienza?

di Raffaele Angelone

Professore a Contratto– Dipartimento Economia Metodi Quantitativi e Strategia di Impresa

Università degli Studi di Milano Bicocca

 

A distanza di circa 10 giorni dall’introduzione delle prime forti misure di distanziamento sociale, la diffusione del Coronavirus non sembra aver ancora innescato un livello di preoccupazione consistente nella popolazione italiana. Il risultato viene da un’indagine Demoskopea sul sentiment e la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni, dei media e delle imprese al tempo del Coronavirus condotta presso un campione di 1500 intervistati rappresentativo della popolazione italiana adulta (18-74 anni) nelle giornate del 2-3 Marzo 2020.

Le principali evidenze dello studio ci raccontano di una scarsa percezione della alta gravità del fenomeno Coronavirus e, conseguentemente, di un livello generale di preoccupazione non ancora molto elevato. Questo tipo di percezione sembra legato ad un certo scetticismo di fondo riguardo la qualità dell’informazione riscontrabile in circa metà della popolazione. Informazione che viene percepita come troppo allarmistica, poco scientifica ed eccessivamente oggetto di strumentalizzazione politica.

Tutto questo sembra tradursi in una resistenza da parte degli Italiani a cambiare le abitudini personali se non per quanto attiene al tempo libero e alle misure preventive di igiene personale.

C’è fiducia nella soluzione della crisi almeno nel medio periodo, ma la soluzione viene demandata alla scienza (sviluppo del vaccino) o alla collaborazione tra istituzioni nazionali o tra stati.

In questo contesto, le misure adottate dagli enti, dalle istituzioni e dalle imprese appaiono per la maggioranza della popolazione sostanzialmente adeguate. L’adozione del telelavoro, la creazione delle zone rosse, lo stop delle gite scolastiche e delle lezioni ed il rinvio dei grandi eventi sono le iniziative più apprezzate.  La speranza è che possano fermare il fenomeno senza che ci sia ulteriore impatto sulle nostre abitudini di vita e di lavoro consolidate.  Ne è riprova il fatto che solo il 13% della popolazione ritiene utile il blocco della mobilità interna.

In questo quadro di complessiva scarsa consapevolezza, lo studio evidenzia due fattori che rendono molto più preoccupante la situazione e possono impattare negativamente sul contenimento della diffusione del virus: la bassa percezione della gravità del fenomeno da parte del Nord e della parte più giovane (18-34 anni) del paese e della loro maggiore riluttanza a cambiare abitudini di comportamento.

E’ molto preoccupante notare che, proprio nei giorni in cui si registra l’impennata dei contagi in Lombardia e le misure di contenimento sociale si intensificano, nel Nord si registri un livello di consapevolezza più basso che nel resto d’Italia.

Le aree più colpite dal fenomeno sembrano essere caratterizzate da un generale scetticismo più che in altre parti del paese. Questo scetticismo si dirige nei riguardi: dell’informazione; della necessità di cambiare le abitudini di comportamento ed in particolare di adottare misure di igiene preventiva e di modificare le abitudini di viaggio/vacanza (soprattutto nel Nord Ovest); nell’adeguatezza delle misure di distanziamento sociale e limitazione degli spostamenti messe in atto sino a quel momento. Misure ritenute eccessive da circa il 30% della popolazione del Nord Est.

In sintesi, lo studio evidenzia come la consapevolezza dei rischi legati alla diffusione del virus stenti a farsi strada nella mente della popolazione italiana e con essa l’accettazione e la messa in pratica dei due principi cardine della strategia di difesa dal virus: igiene e distanziamento sociale da parte di alcuni settori della popolazione.

Il fatto desta ancora più preoccupazione perché la resistenza maggiore si riscontra proprio nelle aree del paese dove l’emergenza è più acuta e dove l’applicazione dei provvedimenti per il contenimento dell’epidemia è di vitale importanza.

Per non compromettere l’azione di contenimento dell’epidemia, diventa quindi fondamentale attivare uno sforzo comunicativo per spiegare in maniera scientifica, chiara e non sensazionalistica i rischi, le ragioni e gli effetti attesi delle misure prese in modo da facilitarne l’adesione da parte della popolazione.

E’ inoltre fondamentale attivare una specifica comunicazione per i più giovani, affinchè comprendano i rischi e assumano comportamenti più responsabili.

 

 

 

 

 

 

 

 

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