Valeria Caviezel, Anna Maria Falzoni, Sebastiano Vitali
- Introduzione
La strategia di Europa 2020 in tema di istruzione universitaria individua l’internazionalizzazione come uno degli obiettivi prioritari. In particolare, come media dei paesi della UE, il target da raggiungere è quello di una quota di almeno il 20% dei laureati con un periodo di studio o di tirocinio all’estero (almeno 15 crediti ECTS ottenuti presso un’istituzione universitaria straniera oppure almeno 3 mesi di permanenza all’estero)[1].
Dal punto di vista delle istituzioni europee, lo sviluppo dell’internazionalizzazione dell’istruzione universitaria può contribuire a rafforzare la consapevolezza interculturale e la partecipazione attiva degli studenti nella società. L’obiettivo è inoltre quello di creare un’occasione di crescita a livello personale, sociale e professionale. Oltre al miglioramento delle competenze linguistiche, gli studenti che intraprendono un’esperienza di studio all’estero svilupperanno competenze trasversali, aumenteranno le potenzialità di occupazione e le prospettive di carriera.
Dal punto di vista degli studenti, quali sono le motivazioni ed i timori nell’intraprendere un’esperienza di mobilità internazionale? Quali fattori possono incentivare od ostacolare la mobilità? Negli ultimi anni questi aspetti sono stati analizzati in alcuni studi realizzati su campioni di studenti europei. L’approccio è stato duplice. Da una parte, alcuni studi hanno indagato ex-ante la propensione degli studenti verso esperienze di mobilità internazionale. Tra questi, l’indagine Eurostudent, arrivata alla V edizione (anni 2012-2105), ha messo in evidenza come la mobilità internazionale riguarda ancora un numero relativamente limitato di studenti, caratterizzati da un miglior backgroud socio-economico e da un più solido bagaglio culturale (Hauschildt, Gwosć, Netz & Mishra, 2015). Dall’altra parte, altri studi si sono concentrati sulla rilevazione ex-post dell’impatto dell’esperienza di mobilità internazionale. Tra questi, i due rapporti finanziati dalla Commissione europea The Erasmus Impact Study (CHE Consult, et al., 2014; CHE Consult GmbH e CHE Consult Prague, 2016).
L’indagine, di cui vengono qui presentati alcuni primi risultati, si pone in una prospettiva differente. E’ infatti rivolta a coloro che hanno già manifestato la loro propensione all’internazionalizzazione presentando la candidatura per poter effettuare un periodo di mobilità internazionale. A questi studenti è stato chiesto quali sono le motivazioni ed i timori connessi a questa futura esperienza.
- L’indagine e i principali risultati
L’indagine è stata svolta presso l’Università degli Studi di Bergamo. Gli Autori hanno preparato un questionario che è somministrato a tutti coloro che hanno presentato la candidatura per partecipare ai programmi Erasmus+ o Extra-UE durante l’a.a. 2015/16 (la candidatura è stata presentata nei mesi di gennaio/febbraio 2015). Dopo una premessa anagrafica riguardante informazioni relative allo studente e alla condizione professionale e d’istruzione dei genitori, il questionario si concentra sui fattori motivazionali che determinano la decisione di presentare la candidatura e la scelta delle sedi di interesse (lo studente può indicare fino ad un massimo di 3 destinazioni). Infine, agli studenti selezionati, vengono rivolte domande circa i timori che precedono la partenza.
L’indagine ha coinvolto i 534 studenti che hanno presentato la candidatura: per il 58,8% femmine e per il 92,5% italiani; i candidati appartengono al Dipartimento di Lingue (39,3%), Economia (36,5%), Ingegneria (12,5%) e il rimanente 11,7 a Giurisprudenza, Lettere – Filosofia e Scienze Umane – Sociali; frequentano un corso di laurea triennale (60,1%), magistrale (37,6%) o un corso di laurea in giurisprudenza a ciclo unico (2,3%).
Al termine della procedura di selezione, 293 studenti sono stati individuati idonei a partire: 269 per un programma Erasmus+ e 24 per un programma extra-UE. I primi si sono recati in prevalenza in Spagna (25,3%), Francia (18,8%), Germania (18,1%) e Regno Unito (12,3%); i secondi in Australia, Cina e Stati Uniti. Le lingue maggiormente parlate nella sede di destinazione risultano essere inglese (34,8%), spagnolo (25,3%), francese (19,5%) e tedesco (15%); da sottolineare 15 studenti del dipartimento di Lingue che studiano in lingua cinese. Il 53,9% degli studenti trascorre presso l’università ospitante il primo semestre, il 24,6% il secondo ed infine il restante 21,5% l’intero anno accademico (provenienti per la maggior parte dal dipartimento di Lingue).
Al questionario hanno risposto 197 studenti (169 selezionati e 28 non selezionati). I principali risultati sono messi in luce dai grafici riportati in Figura 1. Le risposte riportate nella figura di sinistra rispondono alla domanda: “Quanto sono stati importanti i seguenti fattori nel motivare la sua decisione di presentare la candidatura per svolgere un periodo di studio all’estero?”. Gli studenti sono spinti a presentare la candidatura, in primo luogo, per migliorare la conoscenza di una lingua straniera, per il desiderio e la curiosità di vivere una nuova esperienza e per avere un curriculum di maggior interesse; secondariamente per approfondire la cultura di un paese straniero e per avere più possibilità di trovare un lavoro all’estero.
Nella Figura di destra sono, invece, riportate le risposte alla domanda: “In vista del periodo di studio all’estero, quanto è preoccupato per i seguenti fattori? Lo studente in partenza è consapevole, e ragionevolmente un po’ preoccupato, perché teme di accumulare ritardi rispetto alla carriera universitaria prevista o di abbassare la media dei voti. Teme inoltre di incontrare difficoltà nel seguire corsi e superare esami in una lingua straniera e a causa della diversa metodologia didattica adottata presso le università straniere. Il relazionarsi con studenti stranieri non sembra porre particolari difficoltà, così come il vivere lontano da casa.
Figura 1: Fattori motivazionali (a sx) e timori (a dx) connessi all’esperienza di studio all’estero
- Conclusioni
I risultati dell’indagine presso gli studenti dell’Ateneo di Bergamo in procinto di partire per un’esperienza di studio all’estero mettono in luce come, oltre al miglioramento nella conoscenza di una lingua straniera, le principali motivazioni che spingono verso questa esperienza sono legate al desiderio di confrontarsi con nuove realtà, più ancora che per accumulare esperienze spendibili nel mondo del lavoro. Anche guardando ai timori, emerge come il confrontarsi con studenti stranieri, il vivere lontano da casa, non desta particolari preoccupazioni. I timori sono maggiormente concentrati sul possibile impatto negativo sulla regolarità degli studi, etc..
Ovviamente un aspetto importante per capire l’impatto della mobilità internazionale (e, da un punto di vista delle politiche, decidere se incentivarla), è analizzare ex-post (al ritorno) soddisfazione delle aspettative e difficoltà dell’esperienza all’estero. Nell’ambito del progetto di ricerca che gli Autori stanno conducendo presso l’Ateneo di Bergamo è prevista anche questa fase, al fine di fornire un quadro di analisi completo del fenomeno.
Riferimenti bibliografici
CHE Consult, Brussels Education Services, Centrum fur Hochschulentwicklung, Compostela Group of Universities, & Erasmus Student Network (2014). The Erasmus impact study. Effects of mobility on the skills and employability of students and the internationalisation of higher education institutions. Brussels: European Commission.
CHE Consult GmbH and CHE Consult Prague s.r.o. (2016). The Erasmus impact study. Regional Analysis. Brussels: European Commission.
Hauschildt K.; Gwosć C.; Netz N.; Mishra S. (2015). Social and Economic Conditions of Student Life in Europe: Synopsis of indicators. Final report. Eurostudent V 2012 – 2015. Bielefeld: W. Bertelsmann Verlag.
[1] Consiglio dell’UE, 29.11.2011: http://www.consilium.europa.eu/uedocs/cms_data/docs/pressdata/en/educ/126380.pdf