Marilene Lorizio
La pandemia provocata dal COVID-19 rappresenta un “cigno nero”, ossia una situazione imprevedibile con conseguenze valutabili e rilevabili solo ex post. L’origine e la natura dello shock non sono economici e ciò ha fatto sì la sua genesi e la sua trasmissione siano stati trasversali e indipendenti dalle condizioni delle diverse economie.
Diversamente dagli altri shock non economici verificatisi in precedenza, il trauma seguito al Coronavirus si è tradotto una crisi sistemica, determinando di fatto in tutte le economie uno shock sia da domanda che da offerta. Infatti, contrariamente alla maggior parte delle calamità naturali o delle epidemie, che hanno finora evidenziato effetti prettamente locali il COVID-19 si è diffuso invece a livello globale (Kilic et al., 2020). Probabilmente, la stessa globalizzazione ed il movimento continuo di persone e merci, potrebbe aver favorito una diffusione dell’epidemia repentina e internazionale così come è stata sperimentata. In termini economici, la pandemia ed i provvedimenti relativi hanno bloccato il turismo, il commercio transazionale, le catene di fornitura, con effetti avversi sull’economia globale (Ahani & Nilashi, 2020). Infatti, i doverosi provvedimenti di quarantena hanno di fatto comportato grossi limiti all’attività produttiva, con conseguente aumento dei costi relativi dei beni sia intermedi che finali, sia destinati ai mercati interni che a quelli esteri. La contrazione della domanda globale, provocata sia dalla situazione di crisi che dalla prudenza da parte dei consumatori, rappresenta un ulteriore fattore di peggioramento economico, di natura e durata imprevedibile. È facile intuire che a tale situazione seguirà nel futuro prossimo una contrazione degli investimenti e dell’occupazione. Ma a cambiare probabilmente saranno le dinamiche di crescita economica e di globalizzazione accelerata finora sperimentate (Bloom, 2020 – Bremmer, 2020). Il modello basato sulla delocalizzazione delle attività produttive in paesi emergenti, caratterizzati da costi e controlli ridotti, si è dimostrato particolarmente fragile; in particolare le catene del valore (Alfaro et al., 2019 – Ivanov, 2020) che si erano venute a creare si sono dimostrate poco resilienti e non sufficientemente diversificate, particolarmente esposte ad impedimenti ricollegabili a conflitti commerciali, e molto sensibili anche ad una pandemia così profonda. Pertanto, la pandemia ha impattato in modo estremamente negativo su molte unità produttive, interrompendo le catene di approvvigionamento. I policy maker hanno dovuto inserire – e continueranno a farlo – la variabile legata ai rischi sanitari nella considerazione e regolamentazione della globalizzazione economica e sociale. La reazione più prevedibile è consistita nel tentativo di differenziazione dei fornitori esteri nonché nell’incentivare il rimpatrio delle attività produttive delocalizzate sul territorio nazionale – cosiddetto reshoring – privilegiando insediamenti più prossimi ai mercati di sbocco (Baldwin e Weder di Mauro, 2020). Del resto, appare anche fisiologico che molti rami industriali riconvertano la produzione puntando su una dimensione tendenzialmente nazionale, posto che operare a livello internazionale comporta nuove e crescenti difficoltà. Pertanto, la pandemia sta producendo l’effetto di un indietreggiamento dell’economia mondiale dai processi di integrazione globale, una sorta di ritiro delle varie economie dalla globalizzazione. Va comunque riconosciuto che una decelerazione della globalizzazione aveva cominciato a prodursi ancor prima dell’esplosione della pandemia, a seguito dei rigurgiti nazionalisti in molti Paesi, e soprattutto dei contrasti tra Usa e Cina e dei connessi provvedimenti di natura protezionistica ed anche, per quanto riguarda l’Europa, da eventi quali la Brexit. Il timore diffuso è che parallelamente al rallentamento della globalizzazione, si possa assistere al dilatarsi di nazionalismo ed isolazionismo. In realtà, tornare a praticare il protezionismo oggi non appare una soluzione valida, se si volessero mettere a frutto le “lezioni” che provengono dalla pandemia; la più importante riguarda l’opportunità, se non la doverosità, di diversificare le fonti di approvvigionamento. Se, ad esempio, la produzione di un bene di largo uso, fosse stata limitata ad una delle zone più colpite dalla pandemia, si sarebbe verificato, a seguito della diffusione del virus e dei provvedimenti politici connessi, un crollo verticale dell’offerta ed una scarsità assoluta del bene in questione. Pertanto, l’alternativa corretta rispetto al ritorno all’autarchia da alcune parti auspicata, appare l’allargamento dei Paesi in concorrenza che competono per produrre ed offrire beni e servizi. Sotto questo profilo, la diffusione delle filiere produttive a livello globale rappresenta una condizione favorevole ed una opportunità da utilizzare per far fronte alle problematiche legate alla diffusione del virus.
Va comunque considerato che storicamente i grandi mutamenti socio-economici sono stati quasi sempre preceduti da vari episodi di pandemie e pestilenze (Maffioli, 2020), basti pensare alla diffusione del colera precedente alla seconda rivoluzione industriale dell’inizio ‘800. L’attuale pandemia probabilmente determinerà a lungo termine un mutamento strutturale dei processi di globalizzazione e, parallelamente, imporrà la necessità di rivedere il modello ed i paradigmi di sviluppo sinora perseguiti e di riorganizzare la governance globale. Probabilmente la globalizzazione presenterà una dimensione diversa, contenuta inizialmente a livello dei vari blocchi regionali, come il mercato unico. Assumerà maggiore rilevanza il fattore “glocal”, e le politiche tese alla tutela ed al potenziamento di consuetudini, produzioni ed identità locali, sempre nell’ambito di un contesto globale.
Bibliografia
Alfaro, L., Antràs, P., Chor, D., Conconi, P. (2019), Internalizing global value chains: A firm-level analysis, Journal of Political Economy 127 (2), 509–559. URL https://www.journals.uchicago.edu/doi/10.1086/700935
Baldwin, R., Weder di Mauro, B. (eds.), (2020), “Economics in the Time of COVID-19”, Centre for Economic Policy Research, London: CEPR Press.
Bloom, J. (2020), Will coronavirus reverse globalisation? BBC (2 April 2020), available at https://www.bbc.com/news/business-52104978
Bremmer, I. (2020), Why COVID-19 may be a major blow to globalization. TIME (March 5, 2020), available at https://time.com/5796707/coronavirus-globaleconomy/
Ivanov, D., (2020), Predicting the impacts of epidemic outbreaks on global supply chains: A simulation-based analysis on the coronavirus outbreak (COVID-19/SARS-CoV-2) case. Transportation Research Part E: Logistics and Transportation Review, 136, 101922
Kilic, K. and How, D.M. (2020), COVID-19 is transforming the world economy , CEPR Vox10, May
Maffioli, E. M., (2020), How is the world responding to the 2019 coronavirus disease compared with the 2014 west african ebola epidemic? the importance of china as a player in the global economy, The American Journal of Tropical Medicine and Hygiene. URL https://www.ajtmh.org/content/journals/10.4269/ajtmh.20-0135