I DATI STATISTICI SUI DISABILI: LO STATO DELL’ARTE

A cura di Renzo Remotti

Troppo spesso i disabili sono diventati soggetti di interesse per l’opinione pubblica solo in occasione di inchieste intorno ai cosiddetti falsi disabili. Il fenomeno delle pratiche, volte a ottenere illegittimamente pensioni di inabilità, è rilevante e va combattuto, ma l’interesse della politica e dell’opinione pubblica dovrebbe considerare maggiormente coloro che, causa la condizione reale di disabilità, vivono quotidianamente gravi limitazioni, soprattutto nel mondo del lavoro e nella partecipazione sociale.

Tuttavia, come per qualsiasi aspetto delle società a democrazia avanzata, anche lo sviluppo di politiche a favore dei disabili richiede dati. L’ISTAT da anni mette a disposizioni dati su questo aspetto attraverso il sito https://disabilitaincifre.istat.it/dawinciMD.jsp. Al fine di poter comparare i dati su una tipologia di persone tanto eterogenea è essenziale una classificazione condivisa a livello internazionale.

L’ISTAT ha adottato la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF), redatta nel 2001 dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per misurare e classificare la salute e gli stati ad essa correlati. In particolare la disabilità viene definita come la “conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo e i fattori personali, e i fattori ambientali che rappresentano le circostanze in cui vive l’individuo”. L’ICF è ancora in fase di elaborazione e diversi gruppi internazionali stando approfondendo le diverse definizioni, rendendole sempre più chiare e oggettive.


Grazie all’analisi delle serie storiche pubblicata dall’ISTAT sui disabili dal 2011 al 2021 disponibili sul sito, prima indicato, si rilevano tre aspetti interessanti. In Italia nel 2019, le persone con disabilità sono 3 milioni e 150 mila (il 5,2% della popolazione). In media vi è stato un incremento pari a + 0,50 % di disabili con limitazioni gravi e lievi, come mostra il grafico a fianco. L’incremento diviene praticamente nullo , se si considerano anche i disabili senza limitazioni e coloro che non hanno dichiarato la limitazione (+ 0,03 %). Di conseguenza, se il trend si mantiene invariato, le politiche sociali a favore dei disabili possono avere un respiro temporale di lungo termine.

La partecipazione alla scuola restituisce senza dubbio il dato migliore. Indipendentemente dal tipo di limitazione tra il 2009 al 2021 i disabili con un diploma o oltre è in costante aumento. Coloro che presentano gravi limitazioni con almeno un diploma nel periodo indicato aumentano a + 88,19 %. I disabili gravi con nessun titolo diminuiscono con una variazione pari a – 45,16 %. In ogni caso, la barra di colore grigio del grafico a lato dimostra il chiaro aumento dei titolari di studio superiore.

Segno questo che le politiche scolastiche hanno avuto successo. Più complessa la situazione lavorativa. Da un lato si riscontra un aumento sempre tra il 2009 e il 2021 per i posti più elevati, dirigenti e imprenditori, con un + 20,83 % per i disabili gravi, ma dall’altro si nota una diminuzione tendenziale sui posti lavorativi intermedi, da operaio e da autonomo. Questi dati meriterebbero un approfondimento, ma paiono confermare una sostanziale difficoltà nell’inclusione lavorativa per i disabili in Italia.

Non vi sono, invece, dubbi che la partecipazione alla vita sociale non incontri soddisfazione tra le persone con disabilità. In generale la percentuale di disabili esclusi dalla partecipazione sociale è superiore al 70 %, per sfiorare il 100 % nella classe d’età oltre i 74 anni, come emerge dalla tabella riportata sotto. E’ naturale che l’incidenza di malattie che compromettono la capacità di una vita sociale completa in età senile influenza il dato, ma ciò non diminuisce la gravità della situazione.

Fonte: ISTAT, Disabili in cifre.

In conclusione l’ISTAT mostra un quadro variegato sulla condizione dei disabili in Italia. La scuola ha raggiunto livelli d’inclusività molto elevati, ma questi risultati peggiorano se si rivolge lo sguardo al mondo del lavoro e alla partecipazione culturale. E’ pertanto necessario sviluppare politiche di rafforzamento e inclusione per i disabili nei settori, in cui la competizione è molto elevata, come nel lavoro, o dove atteggiamenti discriminatori incidono nella completa partecipazione alla vita sociale.

 

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

 

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