Scacchi e circoli: un’analisi preliminare dei tesserati in Italia

Andrea Marletta – Università Milano-Bicocca

Il gioco degli scacchi rappresenta da sempre uno dei passatempi più conosciuti e diffusi, capace di far appassionare giocatori appartenenti ad ogni fascia di età. Gli scacchi possono essere praticati a vari livelli, la maggior parte degli appassionati che praticano questo hobby possiede soltanto le conoscenze di base, ovvero il movimento dei pezzi e lo scopo del gioco, ma esiste anche una platea di giocatori che pratica questo sport a livello agonistico.

Non casualmente, a seconda del livello di gioco, sono state usate le parole “hobby” e “sport”, infatti una delle dispute più aperte fra gli scacchisti riguarda se questi siano da considerarsi come un hobby o uno sport. Questo dibattito prende forma ogni qualvolta si fa riferimento all’inserimento di nuovi sport a livello olimpico, in realtà gli scacchi sono uno sport olimpico, cioè riconosciuto all’interno del Comitato Olimpico Internazionale, ma non essendo previsto uno sforzo fisico non possono essere inseriti all’interno dei giochi olimpici estivi o invernali.  E quindi gli scacchi hanno le loro Olimpiadi, l’ultima delle quali svolte a Batumi in Georgia nel 2018 con ben 43 nazioni partecipanti.

E l’Italia? Il movimento scacchistico italiano ha avuto nella storia grandi giocatori (il primo fu Gioachino Greco nel Seicento), ma da quando gli scacchi hanno avuto una organizzazione vera e propria ed una federazione internazionale nessun italiano è salito alla ribalta al livello dei grandi maestri russi o americani. Ci è riuscito solo l’italo-americano Fabiano Caruana che però qualche anno fa ha deciso di gareggiare per la federazione a stelle e strisce. In Italia sono presenti al momento 15 giocatori che hanno il titolo di Grande Maestro, il migliore dei quali è Daniele Vocaturo con un punteggio Elo di 2.617 (n. 203 al mondo).

Ma il movimento non è solo composto da grandi maestri, secondo i dati disponibili sul sito della FSI (Federazione Scacchistica Italiana), nell’anno 2019 i tesserati sono stati 15.788, il dato è stabile rispetto al 2018 ed in crescita rispetto agli ultimi 5 anni (+19%). Va detto però che i tesserati rappresentano solo una parte dei giocatori, sono coloro i quali che, oltre a praticare il gioco, sono ufficialmente iscritti ad un circolo ed in possesso di una tessera per prendere parte ai tornei ufficiali. Fra questi tesserati troviamo 40 grandi maestri, 25 dei quali evidentemente tesserati per un circolo italiano ma non di cittadinanza italiana.

La federazione internazionale prevede che i giocatori siano classificati secondo la categoria di appartenenza che varia in base al punteggio Elo. Immediatamente sotto al titolo di Grande Maestro, c’è quello di Maestro Internazionale rappresentato dallo 0,3% dei tesserati, poi il Maestro Fide (0,9%), il Maestro (1,4%), il Candidato Maestro (6,3%), la prima categoria nazionale (8,9%), la seconda categoria nazionale (10%) e la terza categoria nazionale (4,9%), il restante 66,9% è costituito da giocatori senza categoria.

Il 95% dei tesserati possiede la cittadinanza italiana, fra le altre nazioni, le più rappresentate sono la Romania, l’Albania, le Filippine, la Cina, l’Ucraina e la Russia. In Italia i circoli di scacchi attivi sono 357, la regione con più circoli attivi è la Lombardia con 54 circoli, seguita da Lazio (35), Sicilia (31), Veneto (31), Piemonte (28) e così via. Simile al dato dei circoli è il dato relativo alla regione di provenienza dei tesserati, la Lombardia è la regione con la percentuale più alta di tesserati, il 16,5%, a seguire il Lazio con il 9,9%, la Sicilia (8,9%), il Piemonte (7,4%) ed il Veneto (7,3%). Al netto dei valori assoluti, rapportando i dati rispetto alla popolazione, gli scacchi hanno una diffusione abbastanza omogenea, le regioni in cui è più alto il rapporto fra tesserati e popolazione residente è la Basilicata (lo 0,47‰), con Abruzzo, Marche, Friuli e Sardegna tutte con valori superiori allo 0,4‰.

Il numero medio dei tesserati di un circolo è pari a 44 soci, questo numero è da considerarsi una sottostima dei giocatori che gravitano attorno ad esso, dato che spesso non tutti coloro che frequentano decidono di sottoscrivere la tessera per partecipare a tornei ufficiali. Il circolo con più soci è l’Accademia Scacchi Milano con 414 tesserati, solo altri 3 circoli hanno più di 200 tesserati: il Circolo Scacchistico Bolognese e la                    A.S.D. Scacchi La Torre Smeducci con 223 e Ostia Scacchi con 211.

Appare molto interessante la distribuzione per età dei tesserati che assume un andamento asimmetrico e bimodale, con due fasce di età particolarmente popolate, la fascia dei giovanissimi e quella dell’età compresa fra i 45 ed i 65 anni. L’età media è di 31 anni e quella mediana di 18 anni. Il picco dei tesserati viene raggiunto fra i bambini impegnati nella scuola elementare e media e prosegue su buoni livelli fino al raggiungimento della maggiore età. Una volta terminata la scuola dell’obbligo, sembra evidente un crollo dei tesserati, ciò è facilmente spiegabile con una attività scacchistica strettamente legata a quella scolastica grazie allo svolgimento di laboratori extra-curriculari che frequentemente culminano in tornei e campionati studenteschi. L’ingresso nel mercato del lavoro o l’inizio della carriera accademica portano ad una diminuzione del tempo libero da dedicare agli scacchi, pertanto si nota un crollo dei tesseramenti fino al raggiungimento della fascia di età 45-65 anni dove si registra il secondo picco della distribuzione. Ciò è confermato anche dal dato delle tessere juniores che raggiunge il 50% del totale. La differenza è ancora più accentuata in termini di genere, le giocatrici rappresentano il 18% dei tesserati (età media 20 anni, età mediana 12 anni), ma fra i giocatori con più di 18 anni la percentuale femminile scende al 9%.

Una possibile soluzione per evitare il crollo dei tesseramenti nell’età post-adolescenziale potrebbe essere rappresentata dalla prosecuzione dell’attività scacchistica durante la carriera universitaria come avviene all’interno delle scuole di educazione primaria e secondaria. La presenza di club scacchistici all’interno degli atenei italiani garantirebbe la possibilità agli studenti di poter continuare a perseguire questo passatempo anche dopo la maggiore età, parallelamente al conseguimento della laurea. Ciò avviene già in alcune università milanesi dove sia l’Università Milano-Bicocca che il Politecnico e l’Università Bocconi organizzano corsi e tornei di scacchi per studenti e personale docente e amministrativo affiancati da progetti dedicati alle attività extra-curriculari o da associazioni studentesche. Altri atenei come le Università di Udine, Bologna e Padova affidano l’organizzazione di queste attività ad una sezione dedicata del CUS (Centro Universitario Sportivo). Infine così come avviene con i campionati studenteschi, al fine di incentivare la presenza di questi gruppi, si può ipotizzare la realizzazione di un campionato universitario che raggruppi le squadre dei migliori studenti degli atenei coinvolti come avviene già negli Stati Uniti con il Pan-American Intercollegiate Championship o nel Regno Unito con il British Universities Championship.

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