Andrea Marletta, Paolo Mariani
L’analisi della relazione fra università e azienda è da tempo al centro di un’ampia discussione che riguarda una serie di incentivi e possibilità necessarie al nostro paese per poter ripartire dai giovani in un percorso di risanamento della recente crisi occupazionale. Sempre più spesso si chiede agli atenei italiani di non limitarsi soltanto alla funzione formativa e didattica ma anche di presentarsi come uno strumento che possa collegare il neo-laureato con il mondo del lavoro più velocemente possibile. All’interno di questo scenario risulta determinante conoscere non solo l’offerta di lavoro, ovvero ciò che le università e i laureati possono offrire alle imprese, ma anche ciò che le stesse imprese desiderano come competenze richieste nei profili ricercati.
Focalizzando l’attenzione su quest’ultimo aspetto, ovvero la ricerca delle competenze più desiderabili da parte di un’impresa per un neo-laureato, una iniziativa molto interessante è rappresentata dal progetto ELECTUS (Education-for-Labour Elicitation from Companies’ Attitudes towards University Studies), un progetto realizzato nel 2015, ideato dall’Università di Padova che ha visto il coinvolgimento di numrerosi atenei italiani. Il progetto ha previsto la raccolta di dati tramite un questionario compilato tramite e-mail e somministrato alle imprese con almeno 15 addetti. Il questionario è stato diviso in 2 parti, una prima parte in cui è stato chiesto al rispondente di valutare alcuni possibili profili di neo-laureati da assumere presso la loro azienda per diverse posizioni lavorative ed una seconda parte in cui hanno risposto ad alcune domande di carattere socio-economico relative all’impresa che rappresentano.
Uno degli atenei coinvolti nel progetto ELECTUS è l’Università Milano-Bicocca, che ha utilizzato i propri archivi per mettersi in contatto con le aziende per la richiesta di compilazione del questionario. L’indagine ha coinvolto un totale di 471 aziende tutte operanti nell’area milanese e appartenenti principalmente al settore terziario. Le competenze del laureato, il cui valore è stato misurato tramite il questionario, sono 6: area di studio in cui è stata conseguita la laurea, tipo di laurea (di primo o di secondo livello), voto di laurea, conoscenza della lingua inglese, presenza di esperienza lavorative pregresse e disponibilità ad effettuare trasferte. Al fine di generalizzare le considerazioni sulle competenze all’intero mercato del lavoro, i profili sono stati valutati immaginando 5 diverse posizioni lavorative: assistente tecnico-amministrativo, addetto alle risorse umane, professionista in campo ICT, addetto al marketing e addetto alla gestione dei clienti. Per ognuna delle posizioni al rispondente sono stati presentati 4 possibili profili (sui più di 1000 possibili, incrociando i livelli dei 6 attributi) che dovevano essere valutati su una scala da 1 a 10. Questo tipo di valutazione ha permesso tramite semplici elaborazioni statistiche di ottenere principalmente due risultati: la costruzione di un profilo di laureato ideale per ognuna delle posizioni vacanti e la classificazione delle competenze in termini di importanza.
Le analisi hanno condotto a conclusioni solo talvolta convenzionali, infatti se per alcune competenze appare chiaro come le aziende possano preferire dei candidati in grado di avere una conversazione fluente in lingua straniera o avere una esperienza lavorativa regolare alle spalle, per altre competenze i risultati non sono stati così diretti. L’area di studio di conseguimento della laurea risulta essere una competenza trasversale, ovvero l’attributo preferito varia a seconda della posizione lavorativa considerata; tuttavia per 3 posizioni su 5 (personale tecnico-amministrativo, addetto al marketing e addetto alla gestione dei clienti), il neo-laureato ideale deve possedere una laurea in campo economico. Altra evidenza riguarda l’esistenza di competenze quasi trasversali, ovvero di attributi in cui le modalità preferite sono due. Ciò si riferisce al voto di laurea e alla disponibilità a trasferte, in particolare alle aziende interessa che il voto di laurea sia medio o alto e che il candidato sia disponibile ad effettuare trasferte di lavoro brevi o lunghe esse siano, escludendo in sostanza coloro che hanno un voto basso o non disponibili agli spostamenti.
Oltre all’identificazione di profili ideali, è stato calcolato un indice di importanza, espresso in termini percentuali, dove valori più alti corrispondono ad un maggior apprezzamento di quella competenza rispetto alle altre. La competenza con il valore più alto è l’appartenenza ad una determinata area di studi. Il valore più elevato dell’indice è ottenuto in corrispondenza della posizione lavorativa professionista ICT, evidentemente a causa dell’alta specializzazione richiesta; ad ogni modo anche per le altre posizioni lavorative, risulta essere la competenza più caratterizzante. La seconda competenza più apprezzata varia a seconda della posizione lavorativa ricercata, in particolare viene molto apprezzata la conoscenza dell’inglese per le posizioni di impiegato tecnico-amministrativo e addetto al marketing, e la disponibilità a trasferte per le posizioni di addetto alle risorse umane e addetto al rapporto con i clienti.
Un particolare sguardo d’attenzione va rivolto alla competenza relativa al tipo di laurea in cui non risultano significative preferenze per i laureati di secondo livello rispetto ai laureati triennali. Per l’imprenditore non appare esserci una significativa differenza fra i due tipi di laurea. Bisogna ricordare però che le preferenze sono relative a posizioni lavorative con contratti base per un nuovo impiego, quindi probabilmente il tipo di laurea non è una competenza che fa la differenza in fase di ingresso sul mercato del lavoro, ma maggiormente nel lungo periodo o come requisito necessario per l’avanzamento di livello nell’arco della carriera lavorativa.