Fra pandemia e sindemia

Maria Gabriella Grassia – Direttore responsabile di Statistica e Società

Il Covid-19 ha avuto gravi effetti sulla salute della popolazione, con fortissime conseguenze anche sull’economia, sull’istruzione, sulle comunicazioni, insomma su ogni aspetto della vita sociale.
La convinzione di molti è che in questo contesto di emergenza sanitaria ci sia stato un cambio di paradigma e un cambio nei comportamenti sia nella sfera pubblica che privata.

Due domande, perciò, nascono spontanee:

  1. Perché un’epidemia infettiva, in società così avanzate come le nostre del terzo millennio, ha avuto e continua ad avere un effetto così forte?
  2. Se è vero che la pandemia ha portato un cambiamento di paradigma socio-economico; quale potrà essere il next normal, una volta passata l’emergenza?

Una possibile risposta alla prima domanda è relativa al tipo di emergenza. Più che trovarci di fronte non a una semplice pandemia (epidemia che coinvolge contemporaneamente più continenti), la sensazione è che stiamo affrontando una vera sindemia.

Utilizzando il termine sindemia, termine introdotto negli anni Novanta dal medico Merril Singer, per indicare gli effetti negativi sulle persone e sull’intera società dovuti all’interazione sinergica tra due o più malattie1, si vuole porre l’attenzione sulla forte interazione della pandemia infettiva, Covid-19, con un’altra pandemia altrettanto grave e distruttiva, anche se meno visibile e acuta, rappresentata dalla diffusione delle malattie croniche – dalle malattie cardiovascolari, ai tumori, passando per l’obesità e il diabete – che negli ultimi decenni (a partire dagli anni 80 del secolo scorso) ha registrato una formidabile accelerazione in tutte le parti del mondo.

Gli effetti distruttivi della “sindemia” – dell’interazione tra le due pandemie  sono stati confermati dai dati che hanno mostrato come la mortalità si è concentrata nei gruppi di popolazione affetti da malattie croniche (di cui fanno parte gli anziani) e ad oggi definiti soggetti fragili.
Gli effetti della “sindemia” sul sistema sanitario sono stati anch’essi subito ben visibili. Entrambe le epidemie, quella infettiva e quella della cronicità, richiedono una prima linea di difesa efficiente, in grado di mettere in atto interventi preventivi, di riconoscere tempestivamente i casi, di evitare gli aggravamenti e le complicazioni.
Sebbene il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) italiano sia in linea con la media europea per speranza di vita, e valutato fra i migliori del mondo dalle più accreditate agenzie internazionali, la pandemia ha reso ancora più evidenti alcuni aspetti critici di natura strutturale, che in prospettiva potrebbero essere aggravati dalla crescente domanda di servizi sanitari derivante dalle tendenze demografiche, epidemiologiche e sociali in atto.

I limiti del nostro SSN sono noti da tempo: significative disparità territoriali nell’erogazione dei servizi; un’inadeguata integrazione tra servizi ospedalieri, servizi territoriali e servizi sociali; tempi di attesa elevati per le erogazioni di alcune prestazioni specialistiche; una scarsa capacità di conseguire sinergie nella definizione delle strategie di risposta ai rischi ambientali, climatici e sanitari.
Di fronte a questo ampio e problematico scenario, la statistica con l’analisi dei dati dovranno essere uno strumento imprescindibile per la valutazione degli obiettivi programmati e raggiunti dalla Missione 6 Salute del PNRR, nella consapevolezza che il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta un’opportunità imperdibile di sviluppo, investimenti e riforme e che proprio per questo è importante analizzare sia i punti di forza che le criticità che possono presentarsi nella realizzazione degli interventi sul sistema Salute.

Per rispondere alla seconda domanda possiamo avvalerci dei Future study che con l’obiettivo di anticipare i cambiamenti e prevederne l’evoluzione, attraverso l’elaborazione di scenari ottenuti dalla convergenza di opinioni di esperti, risultano essere estremamente importante in questo periodo pandemico.

In questo, la statistica può, ma soprattutto deve, assumere un ruolo essenziale.

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