Non solo attuari: gli statistici nelle assicurazioni

Susanna Zaccarin

Direttore del Dipartimento di Scienze Economiche, Aziendali, Matematiche e Statistiche “Bruno de Finetti”

Università di Trieste

 

La natura aleatoria dei contratti assicurativi – in cui a fronte del pagamento di un premio certo da parte dell’assicurato l’impegno dell’assicuratore non è noto a priori – pone la probabilità e la statistica al centro dell’attività assicurativa. L’impresa assicuratrice raccoglie i premi dagli assicurati e solo successivamente eroga le prestazioni. Cruciale alla sostenibilità – e al profitto – dell’impresa è la capacità di prevedere i futuri esborsi al momento della determinazione del premio in modo da disporre di risorse sufficienti. Questo è forse l’unico esempio di attività economica dove il metodo statistico è parte essenziale del prodotto offerto.

 

Le competenze dei laureati in statistica hanno trovato dunque ampio utilizzo nell’ambito della tariffazione – la determinazione di un premio da far pagare agli assicurati che garantisca la solvibilità e il profitto dell’impresa. Questo ruolo si è andato ulteriormente ampliando negli ultimi anni in particolare nei rami danni (che comprendono il ramo auto, assicurazioni sulla proprietà e l’abitazione ma anche sui macchinari, sul rischio di disoccupazione o malattia, sulla sicurezza, etc.) per la crescente necessità di disporre di metodologie adeguate e avanzate di valutazione statistica dei rischi e delle loro caratteristiche.

 

Anche nei campi più consolidati, poi, si possono avere delle rilevanti “novità” in termini di informazioni disponibili. È il caso, emblematico, dell’RC auto con l’introduzione delle scatole nere – dispositivi che registrano il comportamento del guidatore – che aprono nuove prospettive, ad esempio in termini di personalizzazione delle polizze sulla base dello stile di guida o dell’offerta di polizze in cui la tariffa è legata all’uso effettivo del veicolo (ai km effettivamente percorsi) e/o alla destinazione del viaggio.

 

Non mancano poi, negli anni recenti, nuovi rischi e quindi nuovi bisogni di copertura assicurativa che possono diventare opportunità per nuovi prodotti. La diffusione degli strumenti informatici nelle attività umane porta con sé dei rischi dovuti al possibile malfunzionamento degli strumenti o dell’abuso degli stessi (crimini informatici), e una conseguente domanda di nuovi prodotti certamente nemmeno immaginati qualche decennio fa.

 

La statistica ha un ruolo naturale nell’attività assicurativa e le competenze statistiche fanno, da sempre, parte della formazione e del bagaglio culturale dell’attuario, che è la figura professionale tipica dell’impresa assicurativa. Il ruolo, almeno potenziale, dello statistico si è però modificato negli anni. Maggiori spazi sono emersi nell’ambito proprio della gestione assicurativa per effetto dei cambiamenti del mercato: deregolamentazione da un lato, nuovi bisogni di assicurazione dall’altro. Nuovi spazi si sono sviluppati in altri aspetti della gestione perché, come accade per molte attività produttive, vi è maggiore attenzione alla valorizzazione del patrimonio informativo che l’azienda possiede sia per la gestione dei clienti sia per procacciare nuovi affari.

È verosimile che questi spazi si amplino ulteriormente e si aprano sempre più a tecniche innovative che sono oggi sviluppate per la gestione e l’analisi di grandi insiemi di dati, i cosidetti Big Data.

 

(Si ringrazia Francesco Pauli, Università di Trieste, per i preziosi suggerimenti)

 

 

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