Università e ranking internazionali: limiti e opportunità

Mirko Degli Esposti, Paola Perchinunno

I ranking internazionali sono un importante strumento di comunicazione che permette di comparare gli Atenei di tutto il mondo, sulla base di graduatorie ottenute mediante combinazioni di indicatori, opportunamente pesati.

Le cause della forte diffusione di questo strumento informativo sono da ricercarsi nel massiccio incremento di domanda e offerta di formazione universitaria, in un panorama internazionale fortemente competitivo. La finalità dei ranking è quella di consentire ai soggetti esterni di avere un’informazione sintetica e comparabile, di immediata lettura, su un’istituzione universitaria.

Negli ultimi anni le attività legate ai ranking internazionali delle università hanno assunto una crescente valenza strategica per l’indubbio impatto di queste classifiche sia nei confronti di studenti stranieri, che di agenzie governative, di valutazione e di comunicazione. Inoltre, sono utilizzati dagli atenei per selezionare i partner con cui stipulare accordi di cooperazione e da alcune agenzie nazionali per concedere  finanziamenti o grant a studenti e/o docenti.

I criteri e i parametri utilizzati per la costruzione dei ranking riguardano principalmente la dimensione istituzionale (numero di docenti, personale e studenti, sia nazionali che internazionali), la ricerca scientifica (numero di pubblicazioni, citazioni), la survey reputazionale (Academic reputation ed Employer reputation), gli aspetti economico-finanziari (entrate, fondi) e le performance degli atenei.

I principali ranking internazionali sono: Times Higher Education World University Rankings (THE), QS Quacquarelli Symonds Ranking, U-Multirank, ARWU Shanghai Academic Ranking, UI GreenMetric World University Ranking, National Taiwan University Ranking (NTU), University Ranking by Academic Performance (URAP), US News – Best Global Universities Ranking, Leiden Ranking (CWTS), Scimago Institution Rankings.

Le università italiane, consapevoli sia delle criticità che delle distorsioni insite nei ranking, ma anche del loro indubbio impatto sui media e sulla rilevanza nei processi di attrazione di studenti e risorse, sono disposte a mettersi sempre di più in gioco e stanno raggiungendo significativi livelli di posizionamento nelle classifiche internazionali. Dal 2012 ad oggi il numero di Atenei italiani presenti nelle graduatorie dei principali ranking internazionali è più che raddoppiato. In particolare, su 17.500 Atenei presenti al mondo, rientrano nella valutazione dei ranking circa 900 Atenei, di cui 34 italiani, in linea con quanto accade in Francia e Germania (Grafico 1).

Grafico – presenze nazionali di atenei nei principali ranking nel 2018

rank

La letteratura internazionale (Meredith, 2004[1]) suggerisce una opportuna azione di sensibilizzazione degli utenti, attraverso una migliore comunicazione e illustrazione dei risultati derivanti dai ranking, spesso ritagliati per un modello di università anglosassone, incapace di apprezzare le specificità delle università italiane o europee.

Emerge, infine, la necessità di un coordinamento delle stesse università a livello nazionale, finalizzato ad incrementare il numero di atenei  coinvolti nelle classifiche internazionali e a guidare gli atenei che già vi partecipano, al fine di migliorare il posizionamento nelle differenti graduatorie. In tal senso è stato istituito un gruppo di lavoro CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) sui ranking accademici a cui hanno aderito le principali università italiane. Tale gruppo, superando la logica competitiva dei ranking accademici, propone un approccio collaborativo, estremamente pragmatico ed una visione comune, basata su uno scambio di buone pratiche e sulla scelta di strategie condivise tra atenei italiani.

 

[1] Meredith M. (2004), “Why Do Universities Compete in the Ratings Game? An Empirical Analysis of the Effects of the U.S. News & World Report College Rankings”, Research in Higher Education, 45, 5, 443-461.

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